Nessuno qui è al sicuro
Abbaglianti
Luci elettriche
Notte
Mattino ancora notte
Strade bagnate
E l’unico suono
Inizia
Ronda di piaghe
Tutto accatastato/bruciato/antifurti spenti
Qui non c’è nulla
Un camposanto
Accaduto
Sembra di vederlo
Cascata di spettri
Piedi nudi strisciano
Le strade tutte uguali.
Freddo/mucchi di terra/scavi
La notte è dei morti
Rossa e inconsistente
Ovunque la stessa sensazione Spazzatura/pittogrammi/nervi/foglie
Insegne spente
Lampioni
Mordono
Squittiscono
Ceri bianchi/stelle comete/un rumore basso
Stridulazione
Urla
Intrico di piante secche
Occhi storti aggrovigliati
Si rialzano
Vetri infranti
Archi
Specchi rotti di mesi plumbei
Pavimento incollato ai sacchi neri
Cielo solo nero
Bottiglie di vino
Birra
Territorio
La fossa si riflette nelle pozzanghere di abeti
Ossa spezzate
Fragore
Sul letto di calce viva
Sembrano avvicinarsi
Continua a cadere
Le stelle ondeggiano
Fa male
Cadavere nel fumo nero
Si scompone
Ancora a letto
Sono cessate
Cemento
Modulano un ritmo tra i palazzi
La pira funeraria
Logiche di doppia fila
Luna piena in flutti cremisi elettrici
Cenere contro sogni
Dall’ombra: acqua vermiglia
La strada desolata
Di noi sangue
Nebbia di luminarie
Gli squali
Non dormire più
Queste le notti
Nel ventre tuo sporco
Nota al titolo
Gn 2,1 – 2,1: Il signore area preparato un gran pesce.
"I LXX dettero a questo pesce il nome di ceto e cosi pure è chiamato Matt XII. 10., il qual nome sebbene da alcuni naturalisti si restringa a quella specie di pesci, i quali mettono vivi alla luce i loro parti, e respirano veramente, come dotati dell'istrumento della vera respirazione, che e il polmone, comunemente però a tutti i grandi animali marini è dato lo stesso nome di ceto. Questo gran pesce, che ingoiò il Profeta, da moltissimi si crede che fosse una balena: da altri si crede quello, che fu detto carcaria, cioè cane: da' naturalisti, e dagli Italiani, lamia; e questo pesce, che non è propriamente del genere de' cetacei, è pesce grande, voracissimo, che mangia gli uomini, ed ha bocca e gola assai vasta, come può vedersi presso l'Aldovrandi, De piscibus lib. 3. cap. 32. Ne è stato veduto alcuno, che avea nel suo ventre un uomo intiero. A credere, che fosse piuttosto un cane marino, che una balena, inclinano i naturalisti, non perchè le balene non sieno pesci ugualmente vasti, e voraci, ma perchè dicon essi, che la balena ha gola, e ventricolo meno ampio del cane marino. […]"
(Commento della Bibbia nella traduzione di Mons. Antonio Martini).