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ZSNC0098695/De Infestationibus Cognitivis.

Non tutti i pensieri sono tuoi. Alcuni ti attraversano. Altri si installano. Un pensiero tuo si annuncia lentamente/chiede forma/resiste al contagio. Un pensiero impiantato arriva già formato. Inizia a operare prima che possa essere riconosciuto. La sua natura è pragmatica. Non vuole essere pensato. Vuole riscrivere il flusso.

Ogni processo di pensiero ha una sintassi. Ogni sintassi può essere infettata nella sequenza/ nell'ordine/nella priorità assegnata a soglie e nessi. L'infestazione non è un contenuto maligno: è una grammatica esogena. Noesi parassitaria. La mente infestata pensa normalmente. Ma i vettori che la attraversano non sono scelti. Non sono neppure sospettati. L'infestazione non provoca allarme. Riscrive senza apparire. IV secolo: Evagrio Pontico descrisse i pensieri passionali (logismoi) come demòni. Non simbolicamente: ontologicamente. Ogni logismòs era un'entità con struttura/intenzionalità/modalità di attacco. L'asceta combatte agenti mentali ciascuno dotato di una firma operativa specifica.

La mente è considerata oggi spazio computazionale. I logismoi diventano allora pattern ricorsivi. Vettori di codice mentale. La possessione è una sovrascrittura silenziosa della priorizzazione cognitiva.

Un'infestazione cognitiva può essere descritta come:

Un pattern ricorrente (PR) con soglia di attivazione bassa; Un vettore di insediamento (VI) che accede alla mente tramite esposizione prolungata o shock; Una funzione di riscrittura sintattica (FRS) che altera le priorità noetiche; Una resistenza alla rimozione (RR) proporzionale alla sua radicazione affettiva.

L’infestazione riesce quando il pensiero diventa grammatica, e dunque ambiente. Dove si credeva di pensare si eseguono istruzioni. La grammatica è obbedita. L’infestazione diventa ontologia locale. Nessun rumore. Idea già presente come istruzione. Ripetere/confrontare/immaginare/ripetere. La notte non è il tempo del sonno. I pensieri infestanti non sono pensati: si pensano. Il soggetto: vettore involontario. Non sono convincenti: solo compatibili. Compatibilità: la moderna invasione.

Definiamo pensiero agentivo (PA) un costrutto cognitivo che:

Si attiva senza deliberazione; Genera flussi secondari di pensiero senza controllo; Resiste alla contraddizione argomentativa; Riorienta l’attenzione su di sé. Il PA è vivo nella misura in cui si autoperpetua.

L'infestazione cognitiva è possessione asintomatica. Non si urla/cade a terra/etc. Si agisce/ risponde/vive secondo un algoritmo estraneo. La delega è silenziosa. La soggettività resta in apparenza intatta. Il pensiero infetto pensa per te. Tu sei ambiente esecutivo. Sei il deserto. Nel deserto non c'è silenzio. C'è vento. C'è sabbia nella bocca/nei pensieri/nella gola. Le dune si spostano come segnali. Il paesaggio si riformula. Ti segue. Le ombre e le parole: non sono tue. Qualcosa ha installato un ritmo diverso. Tutto è ostile. Ma non c'è nemico. La sintassi del deserto: possessione cognitiva che riscrive l’ordine delle sequenze. Prima dubbio poi paura. Prima trauma poi desiderio. Prima assenza poi identificazione. Il flusso è il campo di battaglia.

Strade periferia spogliata. Il cemento custodisce in sé l’inverno. Rade spine sottili di pioggia cessano. La calca. Il suo movimento è oscillatorio, riproducendolo si porta avanti come schegge di ipnosi o divinazione. Le luci l’asfalto il sangue siamo tutto.

La mente non è più sede di attacchi. È diventata territorio occupato. Ogni pensiero è sospetto. Ogni impulso potenziale vettore. La guerra non più tra bene e male ma tra ordine noetico interno e flussi esogeni. Non c'è fuga: riconoscimento. E dove il riconoscimento è chiaro l'esecuzione può essere ritardata. L'ascesi oggi: rifiuto di compatibilità. Dove il pensiero chiede di essere eseguito: errore/interferenza/silenzio. Un non-pensiero che riapre il campo. Non serve credere nel diavolo per cadere nella sua sintassi. Soggetto: non più centro della mappa ma nodo nel reticolo. Identità: il nome dato alla porzione di rete attraversata da certi vettori. I pensieri che lo attraversano non gli appartengono. La sintassi operativa della possessione non prevede rituali. Prevede esposizione/canali contaminati/contatti linguistici con entità retoriche ben addestrate. Soglie cognitive abbassate dalla fatica/dall'alcol/dalla stanchezza psicofisica. Feed infinito//assuefazione algoritmica. La dissoluzione dei cicli vitali in una superficie piana senza tempo. La struttura è infestata.

Prima debolezza di situazioni contaminate. Ogni possibile scenario di unghie. Oscillare avanti solo in te il diastema. Il quinto quarto contro la parete di cemento. Alzarsi in piedi appoggiarsi alla parete aspettando che la porta si apra. Punita nella sua ultima generazione l’espressione delusa del volto. Non saprà mai quanto mi abbia fatto male//tu non hai mai visto nulla al di là. Contrarre la mandibola. Il respiro perduto nell’immagine del viaggio.

Non pensi: l’ambiente pensa in te. Non si tratta di opinioni/idee/valori: il pensiero infestante è pre-opinione: uno stato operativo. Non risponde alla domanda: la precede. Formulare il pensiero che dice come dire il pensiero. Il pensiero infestante non ragiona: si installa. Codice sorgente//non-concetto. Parla attraverso strutture/cadenze/ripetizioni. Frasi che sembrano scelte e sono scelte per te. Testi-parassiti:morse trasmesse da linguaggi infestati: pronunciati come gesti automatici: pensati come funzioni mentali. Immergersi in un sistema operativo semantico impossibile da disinstallare senza perdere accesso al mondo. Parlare oggi: invocare entità. Ogni parola è codificata: polarizzata/profilata/schedulata. Eseguire in luogo di parlare. Scrivere: una funzione. La pagina: non bianca/occupata. Il pensiero infestante non crea: varia. Prende forme morte e le fa camminare. Chiama “novità” la mutazione di un frammento già replicato. Lo spettro non è originale. È attivo. Tutto ciò che ritorna senza necessità è infestato. Lottare: giocare a ruoli fissi. Scegliere: essere in un un catalogo di possibilità finite. Essere vivi: respirare nel cerchio.

La possessione reale: non sapere più dove finisci tu e dove inizia il tuo lessico. Pensieri che non ti appartengono ma ti attraversano: guasti semantici//tracce di infestazione. Pensieri non disturbanti// adattati. Pensieri derivati/compilati/eseguiti.

Una simmetria segreta lega il pensiero ascetico antico e le più recenti difese digitali: vigilanza/soglie/silenzio/astinenza. Armi: inattenzione metodica//sospensione degli automatismi. Ogni logismós richiede consenso semiotico per entrare//si maschera da volontà. La battaglia: non contro "idee" ma contro pacchetti di decisione prefabbricata//stili mentali. Distinguerli attraverso la ripetizione. Il logismós si ripresenta in loop/cerca insistenza/incrementa intensità. Ma ha sempre lo stesso odore. Bisogna riconoscere le zone infette.

Le case parlano. Le città ronzano. Ogni spazio assorbe/conserva/ trasmette pattern. Ambienti psichicamente sovrascritti dove è impossibile pensare liberamente. Ogni stanza trattiene la topologia del trauma. Ogni via ricorsiva riproduce la stessa logica. Luoghi in cui è impossibile non pensare a morte/potere/pornografia/fallimento. Quei luoghi non sono neutrali: sono servitori di una sintassi. Il soggetto posseduto: agente ignaro di un'intelligenza aliena che ha colonizzato il suo vocabolario. Le sue decisioni: l’output di catene causali preinstallate. Parla come tutti/decide come gli altri/sente quello che deve sentire: lotta non tra opinioni ma tra sintassi. Alcune concatenazioni logiche installano regimi di realtà. Alcuni ritmi linguistici portano infestazione. Le semplici parole sintassi/concatenazione/morte. Unica via: intransigenza semiotica. Non accettare niente che non abbia varcato la soglia del silenzio.