Le vie dell’inferno sono contorte, ricorsive, prive di sbocco. Non descrivono uno spazio, ma un anti-spazio: topologia del collasso. L’infestazione non si muove in un ambiente euclideo. Non segue rette/ignora simmetrie/rifiuta metriche coerenti. L’inferno è un non-luogo: struttura distorta, geometria aberrante 1.
In geometria euclidea la distanza è definita. Qui, è instabile:
sia d(x, y) tale che
• d(x, y) ≠ d(y, x)
• d(x, y) + d(y, z) ≥ d(x, z) + ε, con ε > 0
Non esiste percorso inverso. Ogni spostamento verso la meta la allontana. Separazione infinita come regola metrica: più ci si avvicina all’uscita, più questa si ritrae. Il cammino è un circuito vizioso.
Una geodetica infernale è una curva γ(t) tale che:
• γ(T) = γ(0), ∀T
Ogni viaggio è ritorno coatto/orbita chiusa/moto intorno al nulla. La dannazione è iterazione senza progresso.
Il male non cresce: si moltiplica. Si ramifica/duplica/frattalizza. Spazio frattale: ogni sottoinsieme è copia dell’intero.
• S = ⋃ fᵢ(S), dove fᵢ sono trasformazioni che restringono lo spazio.
Tentare la fuga: attraversare variazioni della stessa struttura. L’inferno non ha scala: ogni dettaglio è l’intero replicato.
Campo armonico capovolto: gravità distorta, singolarità ovunque. Una singolarità infernale è un punto p tale che:
• limₓ→p R(x) = ∞
Lo spostamento converge nel centro. Il peccato diventa attrattore: oltre l’orizzonte degli eventi nessuna fuga è possibile.
Sistema ergodico perfetto: ogni punto è raggiunto infinite volte.
• ∀x, ∀ε > 0, ∃T : d(fᵀ(x), x) < ε
Ogni traiettoria riconduce al punto di partenza. Nessuna evoluzione, nessuna escatologia. Solo ripetizione.
L'inferno non è un luogo. È una struttura.
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Le città stregate riflettono tale struttura: ambienti urbani deformati secondo pattern infernali. ↩