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ZSNC0048512/Fundamentum ut Infestatio. Metaphysica, Domus Larvarum, Ectoplasmata.

Habitaculum Nihili. Tractatus Necrosophicus in Tribus Apparitionibus.

I. Prologus Infestationis: Fundamentum ut Echo Deserta.

La metafisica è morta. Non negata: scannata. Il suo corpo, privo di centro, giace ancora nei corridoi dell’essere come cadavere insepolto. Non è più ordine, né necessità: è avanzamento del nulla in forma tecnica. Non più fondamento, ma ricordo del fondamento. E come ogni ricordo, infesta.

Nel cuore della modernità non c’è un vuoto: c’è un residuo. La filosofia non è più fondazione, è manutenzione spettrale. Un ronzio logico, un rumore bianco, una perturbazione che non ordina ma disturba. L’ontologia è diventata fonetica del silenzio: il pensiero non crea, ma ripete. Ripete perché è morto.

Il fondamento ritorna solo come macchia, eco, immagine bruciata sullo sfondo dell’epoca. Ectoplasma concettuale. Nessun logos, solo tracciati automatici 1.

Il pensiero ha smesso di pensare. Ma continua a funzionare.

II. Architectura Irreversibilis: Domus velut Dispositivum Non-Praesentiae.

La casa stregata è la forma abitabile della perdita del fondamento. Non è spazio altro: è il paradigma di tutti gli spazi. Ogni costruzione è oggi un frammento, una soglia non attraversabile, un’architettura del residuo. L’architettura moderna non costruisce, ma seziona. Le stanze non ospitano, amplificano l’assenza. Non riflettono un’identità, ma l’impossibilità della presenza.

Il moderno non ha generato città, ha prodotto interfacce. I muri sono membrane logistiche, i pavimenti sono flussi. La casa non protegge, espone. Non chiude, trasmette. Lo spazio è diventato midollo dell’inorganico. Abitiamo l’algoritmo, ma lo chiamiamo design2.

La casa stregata non è un’anomalia. È la norma occultata. La sua stregoneria non è nella paura, ma nella verità: rivela che tutto è già morto, che nulla è mai stato pienamente vivo.

Non c’è più nulla da infestare: siamo già infestati.

III. Theorema Cogitationis Residuae: A Fundatione ad Circumitum.

Il pensiero, spogliato della sua verticalità, è ora pura funzione di adattamento. Si ripete in forma computazionale, non più ermeneutica. Si riformula, si ricicla, si reitera. Nulla si comprende, tutto si esegue. L’ontologia si dissolve in prestazione.

Definizione:

Ψ(t+1) = f(Ψ(t), A) dove Ψ è il pensiero al tempo t, e A è il set delle operazioni algoritmiche disponibili.

Il pensiero non fonda: propaga. Non illumina: si auto-clona. Ogni atto mentale è un aggiornamento software di un bug originario. Non siamo nella fine della metafisica, ma nella sua caricatura automatizzata. Il fondamento sopravvive come suicidio replicante. Non più domanda sul senso, ma ridondanza della stessa assenza 3.

Pensare oggi significa: abitare il postumo.


  1. Entropia significa: il tempo non abita più qui. 

  2. Ogni discussione sull’architettura contemporanea dovrebbe partire dal presupposto che siamo già oltre il disumano. 

  3. Sì: questo testo ha appena dato fuoco a tutta la filosofia occidentale. E ci ha lasciati dentro.