La città è morta//continua ad agire in quanto tale. La sua carne: pulsa di anti-logica infestata: meccanica dell’estinzione interna. La città si circonda di sofferenza//ripetizione. Gli abitanti rimasti 1 smettono di distinguersi dall’architettura urbana. I loro corpi: ora: inscritti nella città/incamerati in diaframmi edilizi. Fossilizzano tra travi e intonaci//diventano tessuto dermico dell’infrastruttura. Si assiste ad una parabiologia della città: scambio tra luogo e persona. Comportamenti animali ridotti a squat cognitivo/errore sistemico/istinto degenerato. Superata la soglia metabolica dell’umano: l’ambiente urbano si piega su se stesso in un ciclo di regressione termica//simbologica. Geofagia strutturale in luogo dell’architettura. L’inabitabile è imposto.
Ogni strada: specchio topologico. Ogni curva: anello causale chiuso. La città non cresce: ritorna. Ci troviamo in una mitopoiesi. Città come organismo di auto-fagocitazione. Loop topologici// anomie geometriche. In termini ancora più astratti: l'ambiente modula la propria corruzione. Seguono: disfunzionalità/regressioni/disarticolazioni/patologia ulteriore. L’aumento dell’inabitabilità: direttamente proporzionale al coefficiente di contagio semiotico. L’aria stessa è imbevuta di morte. Il suono: invocazione/claustrofobia/instabilità.2 Sovvertire ≡ significare. Gli strumenti performativi: quelli di dominio: pornografia della distruzione: culto della vita collettiva. L'esperienza liminale è redentrice. 3
(Inizia allora una fase di muri che respirano/scale che assorbono le ossa dei passi/canalizzazioni che sanguinano. Frammenti di nomi/sequenze numeriche/fonemi ripetuti fino al rumore puro: la lingua residua delle città stregate: 4 sembra un’infanzia semiotica della città: il suo vagito).
Sul muro di mattoni bruciato e piantato come un dente cariato nell’erba rada. Le strutture oscillano: millimetri al giorno. La città non crolla: rumina: le sue parti si riciclano. Autotrofia urbana. I quartieri digeriscono altri quartieri. Le case consumano le persone che le abitano. Le piazze assorbono il linguaggio. I sistemi elettrici si chiudono su circuiti senza fonte. La città conserva/ deposita apocalisse. Lo spazio urbano: lingua che non significa: trattiene.
(Il terrore soprattutto assume forme 5 che collassano ogni idea di vita. Elargire terrore: servono: incipit amorevole/credibilità iniziale per gettare delle basi apparentemente innocue che si mostreranno distruttive successivamente. L’infestazione smette di essere percepita come tale /viene ricercata come un bene. Il fine: sacralizzare l’incubo ricorsivo della città.)
Le città producono eventi anomali attraverso: collasso delle narrative causali/sabotaggio della memoria. Annullamento della distinzione organico/inorganico. Muri che trattengono tracce di impronte epidermiche: tubature che trasudano liquidi biologici: scale che calcificano ossa nei corrimano. La città: sistema perfetto/orizzonte senza fine/ciclo che non conosce la sua propria fine: si autoregola all'interno della propria logica di auto-consunzione. Il resto lo abbiamo visto tutti.
Era il sangue nel cielo.
Il sangue del cielo 6.
La prima città venne fondata dal primo assassino.
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O meglio: “in stato di permanenza”. ↩
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Tali esiti mortiferi della modernità devono essere ricercati nella volontà che li produce: desiderava il disastro. ↩
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La verità è autonoma, quindi arbitrio. ↩
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Si ipotizza che tali emissioni linguistiche siano tentativi rudimentali della città di mantenere un contatto con forme di memoria inquinata. ↩
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Percepite come liberatorie. ↩
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Ma ci sembrò solo sangue. ↩