Dire è sempre già mettere in sequenza/attribuire causalità/introdurre linearità dove regnava simultaneità. La narrazione primordiale è attività difensiva: barriera contro l’abisso: il pensiero narrativo come protesi del tempo: i fatti vengono giustapposti/l’io si illude di coerenza/la vita assume un significato retroattivo. La narrazione può impazzire: quando il mondo accelera oltre la soglia narrativa la mente si spezza: il ritmo interno non tiene il passo con il frastuono esterno. Da qui due patologie opposte: Narrativismo compulsivo — spiegare tutto sempre in ogni istante. Affabulazione catatonica — non raccontare più nulla.
La crisi attuale: sovrapproduzione narrativa: ogni gesto viene narrato/ogni messaggio ha un contenuto emozionale/una cornice/un eroe/un trauma. Questo porta ad un collasso semantico: la narrazione cessa di essere una funzione e diventa un rumore di fondo. Ideologia della narrazione: se non hai una storia non esisti/se non la sai dire sei inaffidabile/se non la promuovi sei fallito. Coercizione narrativa//contenzione simbolica. Chi rifiuta la narrazione è sospetto/instabile/pericoloso/antisociale. La narrazione automatica: deep fiction: l’IA può generare storie infinite/verosimili/perfette/coese. Non sono vive ma forme derivate: il mondo come una narrazione generata. Il soggetto non racconta più: è raccontato. L’epoca della xenognosi è l’epoca in cui il pensiero non proviene più da sé. Allo stesso modo le narrazioni non sono più nostre. Veniamo raccontati da algoritmi/macchine di visibilità/macrostrutture narrative che ci attraversano. Siamo contenuti. La fine della narrazione non è il silenzio ma la saturazione. Per chi sopravvive al collasso del senso si apre una forma nuova: non raccontata/non condivisa/non serializzabile.
Nel mondo classico: persona è maschera teatrale/strumento vocale/dispositivo di amplificazione. Il soggetto: funzione del ruolo. Non c’è io senza trama/non c’è trama senza un pubblico. Nel mondo moderno: persona diventa identità psicologica/interiorità inviolabile/coscienza sovrana. Inversione recente — e fragile: la persona non è ciò che sei ma ciò che filtra. Non origine: diaframma. Non sorgente: mediazione. Con il Cristianesimo la parola persona subisce una mutazione ontologica. Persona diventa sussistenza relazionale. “Una sostanza razionale e relazionale” (Boezio/Tertulliano/Tommaso). La persona non è monade: è in rapporto. Essere è essere in una grammatica trinitaria. Questa rivoluzione non è stata metabolizzata: la modernità l’ha derisa/smembrata/archiviata. Nel regime digitale la persona è profilo. Un profilo è: somma di dati/traccia di comportamento/schema predittivo. La persona si dissolve in una curva comportamentale. Rendimento statistico. Interfaccia esposta. La persona infestata: parla per schemi/sente pensieri non suoi/ripete/rifrange/traduce in tempo reale flussi alieni. La xenognosi: sapere che ti attraversa senza radicarsi in te. Persona infestata: linguaggio che parla da solo/postura mentale installata/tono vocale precostituito/dizionario che non può essere alterato. La persona non è più la tua. È quella scritta per te. Persona è ciò che risponde. La prova ultima della persona non è l’identità: è la responsività. Nel deserto semiotico la persona è l’unico spazio ancora ritualmente protetto. La xenognosi: si insinua: è ciò che sai prima di sapere come/che ti attraversa senza chiedere accesso. Non è illuminazione: è impianto: non è epifania: è contagio. La xenognosi si manifesta come: conoscenza innaturale — non proporzionata alla biografia/contenuto preciso senza origine chiara/familiarità inspiegabile con idee complesse. Visioni/immagini/linguaggi che emergono già compiuti. Non ha trovato qualcosa: è stato trovato. Nel pensiero ascetico antico (Evagrio//Cassiano) i logismoi sono impulsi non propri. Desideri/immagini/parole non tuoi e contro di te. La xenognosi è il livello superiore del logismòs: non più impulso ma sapere. Nel regime algoritmico la xenognosi si moltiplica. Vettore di contaminazione epistemica. Conoscenza senza epistemologia. L’apprendimento non è più attivo ma sistemico. Non cerchi: ricevi. Non elabori: compili. Il pensiero infestante produce anche xenognosi. La differenza è sottile: il pensiero infestante ti orienta/la xenognosi ti definisce. Un pensiero può passare: la xenognosi si radica: ti struttura/ti riscrive/ti cambia il codice base.
La democrazia: ambiente operativo/sistema normativo invisibile/grammatica dell’ovvio. La cornice all’interno della quale le decisioni sono rese compatibili. Metodo di legittimazione algoritmica. Tutto ciò che appare deve apparire democratico. Altrimenti viene espulso. L’ideale classico della democrazia è anacronismo estetico. Il dibattito è interazione. La deliberazione è modulo di consenso. La democrazia nella sua versione terminale diventa sistema di accumulo del consenso. Non importa che il consenso sia reale. Importa che appaia. E affinché appaia dev’essere misurato. La misurazione è continua/integrata/invisibile. Ogni gesto diventa voto. Ogni parola dichiarazione politica. Ogni acquisto plebiscito semantico. Non si partecipa: si conferma. Non si vota: si converge. Il lessico democratico come trappola. Partecipazione/trasparenza/inclusione/dialogo. Ogni parola della democrazia è oggi forma di cattura. La trasparenza è dispositiva: rende il soggetto esposto. La partecipazione è automatizzata: ogni click una conferma. L’inclusione è standardizzazione: annulla la differenza in nome dell’accesso. Il dialogo è rituale: deve avvenire ma non produrre conseguenze. La nuova governance non ha bisogno di popolo. Ha bisogno di traffico. Di attenzione. Di interazione. Di traccia. Il popolo è diventato ambiente semantico. Non c’è più rappresentanza. C’è rifrazione. L’ultima illusione: la libertà d’opinione. L’opinione è rumore utile. Serve a saturare il campo. Serve a produrre più dati. Serve a impedire il silenzio. La libertà di opinione è diventata condanna alla espressione.
La democrazia non tornerà. Non perché è stata sconfitta. Ma perché si è completata. Ha dato tutto ciò che poteva. Il suo esito è l’abolizione della decisione. La democrazia non è stata uccisa: è stata compilata. Tutto converge verso la nostra pazzia/verso la nostra morte. Possiamo esserlo (morti/pazzi) senza timore di essere democratici/social. Agire fuori dal tempo visibile con opere dense e non replicabili per sabotare dall’interno l’immaginario dominante senza mai cercare seguito. Possiamo esserlo (morti/pazzi) sul precipizio assolato che l’estate ci nasconde.